Perché Dante scrive la Divina Commedia?

La Divina Commedia è una delle opere italiane più famose, scritta in volgare fiorentino da Dante Alighieri nei primi decenni del 1300. Suddiviso in tre cantiche, in molti conoscono le infinite allegorie al suo interno e la distinzione tra Inferno, Purgatorio e Paradiso; invece, sono pochi a sapere perché Dante scrive la Divina commedia.


La Divina Commedia: di cosa parla?

La Divina Commedia viene scritta da Dante come se fosse un suo viaggio immaginario, compiuto nel bel mezzo della sua vita, intorno ai trent’anni. L’autore racconta di aver attraversato i tre regni dell’aldilà, all’incirca in poco meno di una settimana

Viene accompagnato nel suo percorso, che comincia dalla selva oscura, da Virgilio, che segue il suo percorso fino al Purgatorio e che cede il posto per accompagnarlo in Paradiso a Beatrice, la sua amata. Dopo aver completamente perso la strada nei primi due regni ed aver recuperato la retta via grazie ai consigli di Virgilio, che rappresenta la ragione, viene accompagnato dalla donna amata all’interno del Paradiso, poiché lei rappresenta invece la fede

Dante era un uomo di profonda fede e praticava il cattolicesimo, nonostante fosse pronto a separare la propria visione politica da quella religiosa per il bene della propria città, la sua amata Firenze.

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Perché Dante scrisse la Divina Commedia? 

Quando scrive la Divina Commedia, Dante ha in mente uno scopo ben preciso: liberare l’uomo dalla condizione di miseria in cui si trovava, aiutarlo a purificare se stesso e a ritrovare la felicità. 

L’epoca in cui scrive l’opera è infatti molto complessa per l’Italia: i contadini che ancora vivevano nelle campagne erano completamente esclusi dalla possibilità di esercitare i propri diritti politici ed erano oggetto di disprezzo da parte della popolazione cittadina. 

In generale furono degli anni di grande fermento. La popolazione era in aumento, le città cominciavano ad essere sempre più affollate e la stabilità politica che vi era stata negli anni precedenti cominciava ad essere messa in profonda crisi. 

Per scrivere la Divina Commedia Dante si ispira alla realtà dei suoi tempi, alla situazione religiosa e politica per dimostrare quante forme potesse assumere il peccato. Infatti, nel percorso racconta proprio di alcuni peccati, come l’incontinenza o la violenza, descrivendo anche i loro possibili risvolti.

La cupidigia è per lui il peggiore dei peccati, perché nella storia dell’umanità l’avidità è sempre stata la causa di malessere e dolore arrecato a persone innocenti. Dante scrive la Divina Commedia proprio per mettere l’uomo in guardia da ciò che accade quando si fa portatore di questi peccati.

Anche lo stesso autore, infatti, ha un peccato di cui vuole liberarsi: la superbia intellettuale. In diverse occasioni Dante aveva sostenuto di possedere una certa superiorità intellettuale, che riteneva potesse essere causa di punizione divina. 

Il viaggio di Dante, così come il viaggio di chi legge la sua opera e che intende purificare il proprio animo, prevede proprio che si passi prima dal paradiso, rendendosi conto della malvagità destinata a chi ha troppo peccato nella propria vita; poi dal purgatorio, con la speranza di potersi risollevare e infine nel paradiso, dove sarà possibile ricevere la grazia divina. 

Perché Dante scrive la Divina Commedia in volgare?

Il desiderio di Dante, quando scrive la sua opera più famosa, è quello di far sì che l’umanità potesse essere libera dal peccato. Si è probabilmente ritrovato a pensare in che lingua scrivere la Divina Commedia affinché potesse essere accessibile a tutti, senza restrizioni.

A quel tempo, la maggior parte delle opere letterarie di questo calibro erano scritte in latino, ma Dante decide di scrivere la Divina Commedia in volgare fiorentino. Il motivo inizialmente non fu compreso, ma l’autore lo spiegò in un’altra sua opera, il De Vulgari Eloquentia, in cui difendeva la lingua volgare sostenendo che fosse pari a quella di Virgilio e che non avesse nulla in meno del latino.

Il suo obiettivo era quello di rendere il volgare una lingua letteraria e non destinata soltanto all’utilizzo da parte del popolo. Riprendendo quanto era stato affermato per il siciliano illustre, che fu la prima lingua popolare ad essere resa letteraria, riprende anche diverse altre lingue volgari che ritiene essere paragonabili al latino. 

Quindi, Dante scrive la Divina Commedia in volgare per due motivi: innanzitutto, per elogiare la lingua fiorentina, per lui una lingua di tutto rispetto e soprattutto per far sì che il popolo potesse avervi accesso e non avesse difficoltà nella sua lettura. 

Nonostante ciò, comunque la lingua utilizzata nella sua opera è un crescendo: i toni estremamente popolari narrati all’interno dell’Inferno cedono il passo ad un volgare fiorentino sempre più aulico nelle narrazioni ambientate nel Paradiso.

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