Perché hanno chiuso i manicomi?

In Italia non è più possibile tenere aperti gli ospedali psichiatrici, a differenza di quanto invece accadeva in passato, per la precisione fino all’anno 1978, anno in cui ci fu la legge sulla chiusura dei manicomi in Italia. Ma quali sono i motivi che hanno portato alla chiusura dei manicomi?


Cosa sono i manicomi

Innanzitutto, è bene spiegare che cosa sia un manicomio. Tale termine deriva dall’unione delle parole greche “mania”, che significa “pazzia”, e “komìon”, che invece significa ospedale. Infatti, si tratta di un istituto ospedaliero destinato al ricovero e alla segregazione di tutti quegli individui definiti brutalmente come “malati di mente”.

Chi veniva rinchiuso in manicomio?

Per spiegare meglio, nei manicomi veniva rinchiuso chi soffriva di gravi disturbi psichiatrici, dai quali si pensava si potesse guarire proprio attraverso questo periodo di guarigione all’interno della struttura.

Tuttavia, nei manicomi non venivano rinchiusi solo i soggetti “malati di mente”, bensì anche altre categorie fragili della società ritenute pericolose per la società stessa. Tra questi vi erano: i barboni, i piccoli delinquenti, le prostitute, gli insufficienti mentali, gli omosessuali, gli alcolisti e addirittura in alcuni casi anche i bambini. Insomma, chiunque fosse considerato sufficientemente pericoloso era rinchiuso in un vero inferno in terra.

Cosa succedeva nei manicomi?

Le persone che venivano rinchiuse negli ospedali psichiatrici in Italia venivano private della propria identità, trasformandosi di conseguenza da esseri umani a numeri, oltretutto costretti a vivere in condizioni disumane.

Infatti, i manicomi, nella maggior parte dei casi, erano sporchi e il trattamento sanitario era limitato all’elettroshock, all’insulina, ad antipsicotici. Entrare era facile, uscire quasi impossibile, così come dimostrato dalle grate spesso presenti alle finestre. Per entrare era sufficiente che qualcuno facesse una segnalazione. Inoltre, una volta entrati anche la propria fedina penale veniva sporcata, come dei veri e proprio criminali.

Un’altra pratica di una disumanità immisurabile utilizzata all’interno dei manicomi era la lobotomia. Essa consisteva in un intervento neurochirurgico che mirava a recidere le fibre nervose della corteccia prefrontale dell’encefalo e serviva a trattare malattie psichiatriche come la schizofrenia e la depressione.

Arrivati a questo punto, è abbastanza intuibile capire perché hanno chiuso i manicomi in Italia, seppur fino all’attività di Franco Basaglia la situazione sembrava destinata a durare ancora per lungo tempo.

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Quando hanno chiuso i manicomi?

Il 13 maggio del 1978, Giovanni Leone, l’allora Presidente della Repubblica, firmò la legge 180, nota anche come Legge Basaglia, che diede una nuova legislazione, in Italia, per l’assistenza mentale, ma soprattutto fu la legge che chiuse i manicomi.

Il relatore era lo psichiatra Bruno Orsini, che aveva depositato la sua proposta di legge per la chiusura dei manicomi nel dicembre del 1977. Nessuno avrebbe mai immaginato che questa legge sarebbe stata approvata solamente sei mesi dopo.

Alla fine del ‘900 in Italia vi erano 124 strutture dedicate all’assistenza psichiatrica e fra queste vi erano anche 43 manicomi pubblici. Nonostante ciò, non vi era una legge umana che li regolamentasse. Infatti, la legge 36 del 1904 promulgata da Giovanni Giolitti comportò che i manicomi diventarono repressivi ed emarginanti.

La legge di Giolitti stabiliva che fra la malattia mentale e la pericolosità sociale vi fosse un collegamento. In questo modo, però, aumentarono i ricoveri. Il Direttore del Manicomio poteva decidere gli ingressi e le dimissioni; quindi, la salute e il destino sociale di chiunque vi fosse all’interno. Di conseguenza, si trattava di una legge che metteva a repentaglio le libertà personali dei cittadini.

Si è dovuto aspettare il 1978 affinché la legge di Giolitti venisse abolita. Tuttavia, i mesi che hanno preceduto la legge Basaglia del 1978 sono stati molto difficili. Nel marzo dello stesso anno le Brigate Rosse avevano rapito Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, per poi ucciderlo nel maggio dello stesso anno.

Cosa dice la Legge Basaglia?

La legge di Franco Basaglia, in tema di “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligati”, viene quindi esaminata, discussa, modificata ed approvata. Prevedeva soltanto 11 articoli, ma l’aspetto più importante era che questa legge impose la chiusura dei manicomi. Inoltre, si stabiliva anche la volontarietà del trattamento sanitario.

Grazie alla legge 180 Basaglia del 1978, l’Italia divenne il primo paese europeo a non avere i manicomi. Inoltre, si restituì la dignità ai cosiddetti malati di mente, in quanto si passò dai crudeli metodi di custodia alla presa in carico della persona. Infatti, non si pensò più di curare le persone attraverso l’emarginazione, bensì si iniziò a curarli attraverso l’integrazione nella comunità. Infine, di pari passo con la chiusura definitiva dei manicomi, ci fu il riconoscimento, alle persone con disturbi, degli stessi diritti delle persone senza disturbi.

Come sono stati sostituiti i manicomi?

L’effettiva chiusura dei manicomi grazie alla legge 180 avvenne in circa una decina di anni, quindi agli inizi degli anni Novanta. In questo periodo si è completata la sostituzione dei vecchi manicomi con i nuovi centri di salute mentale.

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