Perché Manzoni scrisse i Promessi Sposi?

I Promessi Sposi è il romanzo storico italiano più letto ed apprezzato al mondo: scritto da Alessandro Manzoni e pubblicato nella sua ultima versione tra il 1840 e il 1842, è ambientato tra il 1628 e il 1630 in Lombardia. L’opera è scritta prendendo in grande considerazione gli eventi storici realmente accaduti, in particolare la Grande Peste del 1629. Vi siete mai chiesti perché Manzoni decise di scrivere i Promessi Sposi?


I Promessi Sposi: l’opera in breve

L’opera manzoniana è ambientata nel 1600, secolo nel quale ebbe luogo la Grande Peste che dimezzò la popolazione italiana ed europea. Comprendere bene il contesto in cui Manzoni ambienta la sua opera è fondamentale per capire perché decide di scriverla.

Secondo la storia, la narrazione si sviluppa in seguito alla ricezione di un manoscritto anonimo che conterrebbe la storia di Renzo e Lucia. Dell’autore di questo manoscritto non si conosce nulla se non il fatto che abbia conosciuto i due amanti e sappia la loro storia interamente: è questo un elemento che l’autore riporta proprio per poter parlare liberamente dei temi che ha deciso di trattare. 

Renzo e Lucia sono due amanti che vivono nella provincia di Lecco, sotto il dominio spagnolo. Quando i due decidono di convolare a nozze, il loro matrimonio viene intralciato dalla figura di Don Rodrigo, che rappresenta i potenti e tutti coloro che all’epoca possedessero il potere.

Per scrivere i Promessi Sposi, che è il primo romanzo storico italiano, Manzoni si ispira ad un altro libro, l’Ivanhoe di Walter Scott. La storia di Scott è ambientata nel Medioevo pur essendo stata pubblicata quasi parallelamente a quella di Manzoni, nel 1819. Per leggerla, l’autore italiano dovette recuperarne una copia in francese durante un viaggio all’estero: una volta terminato nacque subito in lui l’ispirazione per scrivere la propria opera.

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Perché Manzoni scrive I Promessi Sposi?

La storia che Manzoni scrive è estremamente realistica, ma soprattutto racconta la società vista dalla parte degli ultimi, degli umili. I personaggi di cui tratta sono persone reali, che si potrebbero trovare in una qualsiasi città. 

Manzoni scrive i Promessi Sposi e decide di ambientare la storia nel 1600 perché fortemente critico nei confronti della società ottocentesca in cui vive. Dà voce ai suoi personaggi e li descrive in modo molto realistico, tant’è che alcuni di loro sono effettivamente esistiti: fra loro, il Cardinale Borromeo e la Monaca di Monza, che riprende la figura di Marianna de Leyva, donna vissuta fra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 che prese i voti poiché costretta dalla sua famiglia ma che ebbe due figli con un ricco nobile della provincia di Bergamo. 

Quindi, il motivo per cui Manzoni scrisse i Promessi Sposi era proprio dare voce ai personaggi più umili che caratterizzavano le campagne lombarde e volgere una forte critica alla società a lui contemporanea.

I personaggi del romanzo sono infatti sempre di umili origini, narrati così come l’autore li aveva immaginati: è a partire da questa opera, infatti, che il romanzo storico arriva in Italia. 

Importante è anche il messaggio che Manzoni intende trasmettere: inizialmente ateo, si convertì al cattolicesimo in seguito ad un evento particolarmente traumatico ed è evidente anche nell’opera la sua intenzione di dimostrare che la religione consente di trovare conforto a chiunque si trovi in difficoltà. 

Ritroviamo nel testo diversi personaggi che dimostrano la sua profonda fede: fra’ Cristoforo e l’Innominato grazie alla religione sono stati in grado di liberarsi dai propri peccati, mentre personaggi come la Monaca di Monza, che ha a lungo peccato senza mai accettare la propria condizione di monaca devota, e Don Rodrigo, che ha causato violenza e dolore alla giovane coppia di innamorati, non essendosi resi conto dei propri peccati non hanno avuto l’opportunità di redimersi e di cambiare vita.

Perché Manzoni ambienta i Promessi Sposi nel Seicento?

Manzoni decide di ambientare i Promessi Sposi nel Seicento perché nell’Ottocento la censura era ancora abbastanza frequente e avrebbe potuto incontrare non pochi problemi decidendo di trattare apertamente della crisi del suo secolo. 

Nell’800 l’Italia attraversava una fase complessa della propria storia, un momento di transizione dopo la grande fioritura dovuta alla rivoluzione industriale. Il tono dell’opera è in generale molto critico, perché descrive con il proprio punto di vista le difficoltà dell’epoca in cui vive. 
Decide di ambientare il romanzo nel Seicento per poter descrivere la società come corrotta, violenza e improntata al sopruso dei più deboli: a questa corruzione, che è della sua epoca ma che proietta nel ‘600 per evitare ulteriori censure, contrappone una società diversa rappresentata da persone come il Cardinale Borromeo e l’Innominato dopo la sua conversione, quasi a dimostrare che attraverso la fede sia possibile cambiare prospettiva e modificare il proprio modo di essere.

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