Perché si vota nelle scuole?
Ogni volta che bisogna andare a votare a causa delle elezioni, di qualunque tipo esse siano (nazionali, regionali o comunali), spesso viene da chiedersi: ma perché si vota proprio nelle scuole?
Si tratta di una domanda che in molti ci poniamo durante il periodo delle elezioni, tant’è vero che questo argomento è spesso motivo di dibattito, sia tra i politici, che tra i comuni cittadini, soprattutto se si considerano i costi annessi a questa usanza storica.
Chi ha deciso di votare nelle scuole: tutte le leggi
In Italia, dopo la nascita della Repubblica Italiana, la prima legge relativa alle votazioni durante le elezioni è la Legge del 7 ottobre 1947, n. 1058. Successivamente, per via del Decreto del Presidente della Repubblica del 20 marzo 1967, n. 223, è stato approvato il testo unico delle leggi per la disciplina dell’elettorato attivo e per la tenuta e la revisione delle liste elettorali. Da quel momento in poi, questo è stato il testo normativo su cui ci si è basati fino ad oggi.
Ovviamente, col passare del tempo, il testo ha subito svariate modifiche. Per esempio, fino al 1975 il diritto di voto era consentito solo a chi avesse compiuto 21 anni, in quanto considerata fino ad allora la maggiore età. La situazione è successivamente cambiata grazie alla Legge dell’8 marzo 1975, n. 39 , con la quale è stata abbassata la maggiore età dai 21 ai 18 anni.
Facendo qualche passo in avanti nel tempo, nel 1986 è stata emanata una circolare chiamata “Circolare ministeriale (Ministero dell’interno) 01-02-1986, n. 2600/L“. Con essa sono state date precise istruzioni per la disciplina dell’elettorato attivo e per la tenuta e la revisione delle liste elettorali. In questa circolare si spiega il perché si vota nelle scuole, infatti in essa venivano date precise indicazioni anche relativamente all’ubicazione dei seggi elettorali.
Perché in Italia si vota sempre nelle scuole?
Probabilmente il principale motivo per cui le scuole sono diventate seggi elettorali lo troviamo citando la circolare al comma 101:
“La scelta delle sedi delle sezioni, invece, dovrà cadere, di preferenza, su edifici scolastici ovvero di proprietà comunale o di altri enti pubblici”. Nello stesso comma viene anche precisato che “occorrerà evitare nel modo più assoluto di sistemare le stesse in sedi di partiti politici, di organizzazioni politiche o sindacali o, infine, in edifici destinati al culto”.
Nonostante questo, non sono ancora ben chiare le motivazioni per cui siano state assegnate proprio le scuole come luogo principale in cui allestire i seggi elettorali per andare a votare. L’ipotesi più plausibile è che ciò sia avvenuto perché le scuole sono presenti in tutto il territorio nazionale e quindi sono maggiormente accessibili a qualunque cittadino. Inoltre, si tratta di edifici dotati strutturalmente di grandi aule e ampi corridoi in cui far confluire il traffico generato da grandi eventi, proprio come le votazioni per le elezioni.
Tuttavia, si sta andando sempre di più verso una direzione differente, ossia quella di spostare i seggi elettorali in altre strutture. Ciò, tra le tante cose, permetterebbe di non interrompere più l’anno scolastico e garantire la continuità dell’istruzione a tutti gli studenti. In quanto proprio questa è la maggiore critica che viene mossa ogni qualvolta bisogna andare a votare nelle scuole, ovviamente escludendo chi, come gli studenti, è felice di queste “vacanze forzate”.