Semi di marijuana: come riconoscere la vera qualità
Coltivare cannabis tra le mura domestiche è un hobby che accomuna molte persone in tutto il mondo. Sono diversi gli step da considerare quando si inizia. Uno dei più importanti riguarda senza dubbio la scelta dei semi. Il primo consiglio è quello di informarsi sul sesso (spoiler: no, non lo si può riconoscere dal colore esterno).
Affidandosi a seed bank referenziate – l’offerta di Sensoryseeds, semi femminizzati è non a caso molto famosa, in quanto ha alla base una realtà internazionale apprezzata in tutto il mondo e con alle spalle un validissimo team di esperti – si bypassa questo primo step e si ha la garanzia di ottenere infiorescenze di massima qualità, senza trovarsi a perdere tempo nell’eliminazione delle piante maschio.
Chiarito questo importantissimo punto, non rimane che iniziare a parlare dei consigli da seguire per capire se, in generale, ci si trova davanti a un seme di marijuana di vera qualità.
Test del galleggiamento
Anche se, come appena accennato, nel momento in cui ci si rivolge a un seed bank di livello si può stare più che tranquilli, è sempre utile conoscere le modalità di controllo della qualità dei semi femminizzati.
Tra le principali rientra il test del galleggiamento, più che semplice da gestire in contesto domestico. Nel momento in cui si vede un seme rimanere a galla, significa che non è di qualità sufficiente. Nei casi in cui, invece, il seme finisce sul fondo, significa che il suo livello di qualità è più che accettabile.
Attenzione, però: quando si esegue questo test, è bene mettersi nell’ottica del fatto che i risultati possono non essere immediatamente disponibili. In media, è necessario attendere anche 2 ore.
Nei casi in cui il seme è di qualità, infatti, può aver bisogno di tempo per assorbire una dose d’acqua tale da permettergli di raggiungere il peso che lo porta sul fondo del recipiente.
Un consiglio importantissimo: dopo aver eseguito il test, è opportuno seminare in tempi il più possibile brevi. L’acqua agisce infatti sul mese mandando un messaggio biologico specifico, ossia incentivando i processi generativi.
Se non si semina rapidamente, di fatto si butta via un mese di cannabis di alta qualità.
Altri criteri
Anche se il test del galleggiamento è il punto di riferimento principale per capire se si ha a che fare o meno con un seme di cannabis di qualità, esistono anche altri trucchi che è bene conoscere.
Tra i principali rientra l’osservazione del rivestimento ceroso sulla superficie del seme stesso. Se è presente, vuol dire che, quasi sicuramente, si ha a che fare con un seme di qualità.
L’assenza denota, invece, il fatto di trovarsi davanti a un seme di marijuana troppo vecchio o conservato in maniera non adeguata.
Un ulteriore trucco, semplicissimo da gestire, si basa sul fatto di schiacciare, senza esagerare, il seme di cui si vuole controllare la qualità. In questo caso, ci si può trovare davanti a due conseguenze. La prima è la rottura del guscio, dimostrazione del fatto che il seme non è di qualità sufficiente.
La seconda, invece, è il mantenimento della sua integrità, segnale di salute. In ogni caso, è bene sapere che, se ci si trova davanti a una superficie integra già prima di esercitare pressione, si è già a un ottimo punto.
Come poco fa accennato, anche la conservazione influisce sulla qualità. Per avere la certezza di mantenere al top i tuoi semi di marijuana, chiudili in un barattolo di vetro sigillato ermeticamente. Tienilo poi in un luogo buio e, possibilmente, a temperatura ambiente.
Semi di alta qualità – femminizzati, non dimenticare – daranno come risultato cime tendenti al verde chiaro, sulle quali è possibile ammirare uno strato di tricomi che spicca per la sua brillantezza (come puoi leggere in questo articolo, i tricomi rivestono un ruolo fondamentale quando si parla di produzione dei cannabinoidi).